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Il Calcio Storico Fiorentino: 14, 15 e 24 Giugno 2014


Il gioco del Calcio Fiorentino ha origini antiche: i legionari Romani trasformarono il gioco nato in Grecia in un metodo d’allenamento per guerrieri. Veniva giocato probabilmente con un pallone ripieno di stracci o di pelle, da due squadre di ugual numero di giocatori su terreni sabbiosi, il cui solo obiettivo era quello di portare la palla oltre il campo dell’avversario, con qualsiasi mezzo. Ebbe un grande successo tra i legionari che lo diffusero nelle varie zone dell’Impero Romano.

È certo che nella seconda metà del Quattrocento il calcio si era talmente diffuso tra i giovani fiorentini, che questi lo praticavano frequentemente in ogni strada o piazza della città. Era talmente popolare che nel gennaio del 1490, trovandosi l’Arno completamente ghiacciato, fu su di esso delimitato un campo e giocate alcune partite.calciostorico-102

Una successiva riorganizzazione del gioco, durante il dominio della dinastia medicea, portò i fiorentini a cimentarsi in vere e proprie sfide. Le squadre vantavano nelle loro compagini nomi altisonanti di nobili, illustri personaggi della vita pubblica cittadina e delle casate più importanti di Firenze. Le partite venivano organizzate solitamente nel periodo del Carnevale.

L’ORIGINE DEL GIOCO ODIERNO

Il gioco del Calcio fiorentino è oggi una sfida tra i quattro quartieri della città. La ripresa avvenuta nel 1930 ha decretato la storicità della manifestazione.

Le partite si svolgono con i costumi del XVI secolo a ricordo e rievocazione di un momento particolare della storia fiorentina. Il 17 febbraio 1530 la piazza di Santa Croce a Firenze divenne teatro di una delle più importanti sfide lanciate dalla Repubblica fiorentina all’imperatore Carlo V, quando la popolazione assediata da molti mesi dalle truppe imperiali, si cimentò in una partita di Calcio, dando l’impressione di non considerare l’esercito dell’Impero degno di attenzione.

Ogni anno è quindi organizzato un torneo che coinvolge i quattro quartieri storici della città: i “Bianchi” di Santo Spirito, gli “Azzurri” di Santa Croce, i “Rossi” di Santa Maria Novella e i “Verdi” di San Giovanni.
calciostoricofiorentino-10 Essi diventano i protagonisti di dure ed esaltanti sfide. Il premio in palio, una vitella bianca di razza Chianina. Il Torneo di San Giovanni del Calcio Storico Fiorentino si svolge, di norma, nel mese di giugno di ogni anno, la cui finale viene disputata nel pomeriggio del 24 di giugno, giorno del patrono della città.

Anche tutta la parata del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina, composta per l’occasione da 530 figuranti, vestiti di rigorosi costumi militari di epoca rinascimentale, fa riferimento allo stesso periodo storico, rievocando le gesta e le Armi della Repubblica, quando Firenze era governata dal popolo. E’ una vera e propria tradizione, molto radicata nel tessuto sociale cittadino.

Si deve a Firenze e al suo antico Calcio l’origine di alcuni sport che a oggi sono tra i più famosi nel mondo. Il Calcio, il Football, il Rugby, traggono origine o spunto da questo storico e primordiale “giocare con la palla”.Calcio_Storico_Corteo
La partita che diede il via alla rinascita del gioco nel XX secolo si giocò il 4 maggio del 1930 quando, per la ricorrenza del quattrocentenario dall’Assedio di Firenze, su iniziativa del gerarca fascista Alessandro Pavolini, venne organizzato il primo torneo tra i quartieri della città con i costumi storici del XVI secolo. Da allora il Calcio fiorentino è andato riaffermandosi fino a divenire con gli anni la manifestazione storica più importante di Firenze.

PROGRAMMA 2014

Il 20 Aprile in una Piazza del Duomo gremita per il rituale Scoppio del Carro si è effettuato il sorteggio delle due semifinali dell’edizione del Calcio Storico Fiorentino; questi gli abbinamenti:
14 giugno 2014 Prima Semifinale
AZZURRI Santa Croce – BIANCHI Santo Spirito
15 giugno 2014 Seconda Semifinale
VERDI San Giovanni – ROSSI Santa Maria Novella
-La finale si disputerà tra le vincenti delle due semifinali il 24 giugno 2014 nella meravigliosa cornice di Piazza Santa Croce.

Maggiori informazioni: www.calciostoricofiorentino.it
Per ticket on-line: www.boxol.it

CANAPISA STREET PARADE: 31 Maggio 2014


Anche quest’anno a Pisa verrà celebrata la XIV Edizione della CANAPISA STREET PARADE, una manifestazione nazionale antiproibizionista.
Sabato 31 Maggio alle ore 16:00, migliaia di persone si riuniranno in Piazza Sant’Antonio per sfilare e protestare contro le politiche repressive e proibizioniste del Governo Italiano negli ultimi anni, rivendicando maggiore libertà di consumo e produzione. image
Gli organizzatori dell’evento puntano il dito contro il Dipartimento Politiche Antidroghe (DPA) e le case farmaceutiche, considerati i responsabili della “Caccia alle Streghe” praticata dall’entrata in vigore della Legge Fini-Giovanardi del 2006, nei confronti dei consumatori di droghe leggere come la Marijuana.

Gli antiproibizionisti manifesteranno per la Regolamentazione della produzione e del consumo, credendo che le persone siano in grado di autoregolare i propri stili di assunzione quando hanno la possibilità di accedere ad un’informazione libera da pregiudizi, luoghi comuni e discriminazioni. Sostengono che la società deve contribuire alla realizzazione di condizioni ambientali che favoriscano l’autonomia e l’autogestione delle persone invece che contrastarle.12

I manifestanti si riuniranno per un avanzamento culturale, politico e sociale:
– Sostengono le pratiche e le esperienze di riduzione dei rischi.
– Sostengono i cannabis social club (CSC) a fini medici e ricreativi.
Contrastano la cultura securitaria e la carcerazione di massa.
– Contrastano la medicalizzazione della società di cui psicofarmaci e elettroshock sono simboli emblematici.
Considerano la canapa come una valida alternativa ecologica nell’ambito medico, alimentare e manifatturiero.

Maggiori Informazioni e Appello Canapisa 2014: www.osservatorioantipro.org

Per Adesioni mail: canapisa@inventati.org

V Edizione “Dialoghi sull’Uomo” a Pistoia: dal 22 al 25 Maggio 2014


Pistoia – Dialoghi sull’uomo, festival culturale di antropologia del contemporaneo, presenta qui la sua quinta edizione dal 22 al 25 Maggio,  dopo il successo registrato nel 2013 con oltre 15.000 presenze.

Il filo conduttore di quest’anno è “Condividere il mondo. Per un’ecologia dei beni comuni”, tema di grande interesse antropologico e di fortissima attualità in un momento in cui la crisi economica e di valori impone a tutti un ripensamento del nostro vivere in comune. Sono in molti a pensare che il 2014 sia l’anno della condivisione: economisti e sociologi fanno appello alla condivisione come ultima possibilità per superare le emergenze e guardare con fiducia al futuro. dialoghi-sulluomo2

Lo sharing – come la rete ci ha insegnato a chiamare la condivisione – ormai fa parte della nostra vita quotidiana, da forme evolute e sofisticate a pratiche spontanee. Si parla di sharing economy, coworking, crowdfunding, ma anche carsharing e booksharing, perché un po’ per necessità, un po’ per virtù, il “condivideretorna a essere una pratica molto diffusa, dopo decenni di idealizzazione del consumo e del possesso individuale. Un tema, dunque, centrale nell’ottica di una nuova forma di economia, di democrazia e di società. Ne parleremo come sempre con un linguaggio accessibile a tutti, con conferenze e spettacoli, assieme ad alcuni dei più importanti studiosi italiani e stranieri. Un’occasione importante di condivisione culturale per crescere e per essere più consapevoli.

Guccini
Il cantautore toscano Francesco Puccini (2013)

Link Utili:

Scarica il Programma Dialoghi sull’Uomo 2014
Compra i biglietti su www.dialoghisulluomo.it/it/acquisto-biglietti
Maggiori Informazioni su www.dialoghisulluomo.it/intro

La Torre Guinigi di Lucca


“Andando noi vedemmo in piccol cerchio torreggiar Lucca a guisa di boschetto“ Fazio degli Uberti (XIV sec.) Dittamondo – Lib. III Cap. V-221).

Dopo la paura per la „fine del mondo“ attesa nell’anno Mille, le potenti famiglie iniziarono ad abbandonare i loro castelli del contado per vivere dentro le mura urbane. Nacquero così le „case-torri“: dimore austere con ambienti sontuosi e loggiati per il commercio, sovrastati da vertiginosi torrioni in pietra – la cui altezza testimoniava la potenza della famiglia. Nelle lotte per la supremazia cittadina, i componenti delle casate potevano barricarsi nella parte alta di queste strutture e resistere per mesi. Gli accordi fra i potenti, spesso suggellati da matrimoni, portavano al collegamento fra le torri – con arditi ponti levatoi. Quando una famiglia veniva sconfitta, le sue torri venivano diroccate.

La Torre Guinigi, in via Sant‘Andrea fa parte di un’ imponente costruzione voluta dalla famiglia Guinigi – ricchi e potenti mercanti e banchieri lucchesi del sec. XIV.1

Alta 44 metri, è ormai l‘unica testimonianza delle oltre 250 torri che arricchivano la città in epoca medioevale. La sommità della torre, raggiungibile dopo 230 scalini, è un giardino pensile con lecci secolari. Il panorama sul centro storico della città è particolarmente suggestivo: a nord si intravede l‘Anfiteatro romano, a sud si osserva, in tutto il suo splendore, il Duomo di San Martino, ad Est la Villa Guinigi, e ad Ovest la Chiesa di San Michele.

Orario:
Gennaio e Febbraio dalle 9.30 alle 16.30
Marzo dalle 9.30 alle 17.30
Aprile e Maggio dalle 9.30 alle 18.30
da Giugno a Settembre dalle 9.30 alle 19.30
Ottobre dalle 9.30 alle 17.30
Novembre e Dicembre (escluso 25/12) dalle 9.30 alle 16.30

Ingresso:
€ 3.50 biglietto intero

Carrara: la Forza è nella Ruota!


La comunità carrarese ha da sempre mostrato una sorta di culto per la ruota che appare come motivo architettonico nella facciata del Duomo e, quasi come firma d’autore, alla base di una delle piccole finestre gotiche intorno all’edificio. Troviamo una grande ruota nella pavimentazione della piazza Alberica e la percepiamo come motivo ispiratore della fontana di Piazza Gramsci. La ruota è lo stemma del Comune; al suo interno, un motto eloquente: “Fortitudo mea in rota” (la mia forza è nella ruota).stemma-carrara

La spiegazione di questa scelta va ricercata nell’economia del territorio basata sull’estrazione e sullo spostamento dei blocchi di marmo dalle cave al piano, per la lavorazione, e poi al mare, per la spedizione.

Il trasporto dei blocchi più pesanti avveniva su grandi carri trascinati da file di 15-20 paia di buoi – un’impresa ardua e rischiosa. Per sopportare il peso e le asperità del terreno, si usavano ruote molto robuste – spesso cerchiate di ferro. Ruote che ancora oggi sono il simbolo della forza e della tenacia che hanno reso Carrara la capitale mondiale del marmo.

Il Ponte del Diavolo di Borgo a Mozzano


A soli 20 km da Lucca, in località Borgo a Mozzano, esiste un magnifico ponte medievale a schiena d’asino formato da imponenti arcate, edificato forse nell’XI secolo per volere della contessa Matilde di Canossa.
La solidità di questo ponte sembra davvero una sfida alla forza di gravità e si racconta che da secoli resista alle numerose piene del fiume Serchio. Che il ponte sia davvero, come sostiene la leggenda popolare, una costruzione diabolica?piena_al_ponte_del_diavolo_1__1__800_800_w_800_800

Si narra che una volta, tanto tempo fa, sulle rive del fiume Serchio, a un bravo e stimato capomastro fu chiesto di costruire un ponte.
L’uomo si mise subito all’opera, ma ben presto si accorse che il lavoro non procedeva con quella sveltezza che aveva promesso ai suoi compaesani e poiché era un uomo rispettoso e puntuale agli impegni presi, cadde nella più profonda disperazione.
L’uomo si mise a lavorare ininterrottamente, giorno e notte, ma il lavoro continuava a non procedere e i giorni al contrario trascorrevano velocissimi.
Una sera il capomastro sedeva da solo sulle rive del fiume e mentre pensava alla vergogna e al disonore che avrebbe subito per non aver terminato il ponte nei tempi prestabiliti, gli apparve il Diavolo travestito da rispettabile uomo d’affari.
Il Diavolo andò incontro al capomastro e gli disse che lui sarebbe stato in grado di terminare il ponte in una sola notte. L’uomo, incredulo, continuò ad ascoltarlo e alla fine accettò la proposta del Diavolo: lui avrebbe finito il ponte e il capomastro si sarebbe impegnato a consegnargli l’anima della prima persona che lo avesse attraversato.
Il giorno successivo il ponte era finito e la folla stupefatta andò a congratularsi con il capomastro. L’uomo si raccomandò di non attraversare quel ponte bellissimo fino a che il sole non fosse tramontato.
Detto questo partì in groppa al suo cavallo in direzione di Lucca per consultarsi con il Vescovo.
Il Vescovo disse al capomastro di non preoccuparsi e di lasciare che il Diavolo si prendesse l’anima del primo che avesse attraversato il ponte, ma il primo a passare sul ponte avrebbe dovuto essere un maiale.
E così un maiale fu fatto passare sul ponte e il Diavolo furibondo per esser stato sconfitto, si gettò nelle acque del fiume Serchio. Non fu mai più rivisto da quelle parti.
Il ponte del Diavolo di Borgo a Mozzano è diventato famoso in tutta Italia come luogo di ritrovo per festeggiare Halloween.
Inizialmente erano solo alcuni ragazzi toscani, soprattutto lucchesi, pisani e livornesi, che con i loro costumi da streghe, mostri e vampiri si ritrovavano a festeggiare in prossimità di questa splendida e lugubre architettura.
Da qualche anno invece i festeggiamenti sono arrivati a includere l’intero week end e dal 29 al 31 di ottobre di ogni anno e a Borgo a Mozzano si organizza una vera e propria Halloween Celebration.

Piazza Anfiteatro di Lucca


Della presenza dei romani a Lucca, iniziata intorno al 180 a.C. che ha visto la città trasformarsi da “castrum” a Municipio con diritto di battere moneta, resta, tra le poche vestigia ancora visibili, questa originale piazza che evidenzia la sua antica origine di Anfiteatro. Costruito all’inizio del II secolo d.C. fuori dalle mura urbane, capace di contenere fino a 10.000 spettatori, questo pregevole luogo di spettacoli aveva due ordini di arcate ornate di marmi e colonne.piazza anfiteatro dall'alto4

Trasformato in fortezza durante l’assedio bizantino, spogliato dei marmi e delle colonne che lo impreziosivano, vi furono ricavate in epoca medioevale delle abitazioni civili mentre l’arena si frazionò in tanti piccoli orti per usi domestici.

Nei secoli vi trovò collocazione sia un carcere che un magazzino del sale e nei primi dell’Ottocento i pubblici macelli. Fu grazie a Carlo Ludovico che commissionò al celebre architetto Lorenzo Nottolini il suo recupero, che Piazza Anfiteatro ha assunto l’aspetto attuale, evidenziando quell’ellisse perfetta che la caratterizza in una suggestione di pieni e di vuoti sottolineato dall’andamento discontinuo delle case, dalle quattro porte e da quell’ampio spazio della piazza che ha nella volta del cielo un’ideale copertura.bqvmh7ev0qgqzp55hjev

Mercato ortofrutticolo per molti decenni oggi ospita in occasione di Santa Zita, il 27 aprile, il mercato dei fiori e nelle festività natalizie un mercato di prodotti tipici e artigianali mentre, sporadicamente, è teatro di eventi musicali di rilevanza internazionale.

La spiritualità buddhista nel cuore della Toscana: l’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia


Un luogo dove anima e corpo si uniscono nella natura, dove regnano l’ospitalità e il vivere armonico, un angolo di pace tra le colline toscane: a Pomaia, vicino a Pisa, sorge dal 1976 l’Istituto Lama Tzong Khapa. Conosciuto come il più importante centro buddhista in Italia ed uno dei maggiori in Europa, l’Istituto ha sede in una struttura dotata di sale di meditazione, una fornita biblioteca, confortevoli camere per gli ospiti e due monasteri. Sono trenta i residenti tra laici e monaci, tra cui un illustre Lama.
pomaia-5L’Istituto ospita regolarmente maestri e meditatori di grande fama. Il Dalai Lama è stato varie volte ospite a Pomaia e tra i frequentatori si annovera anche Richard Gere.

Oltre alle meditazioni quotidiane, il programma spirituale dell’Istituto prevede ritiri di digiuno e purificazione, puje e recitazioni di preghiere. I corsi di arti e terapie psicofisiche (yoga, tai-chi, massaggio, feng shui, aromaterapia) permettono poi di entrare in contatto col buddhismo in modo indiretto e ampliare le proprie vedute. Sono disponibili ospitali cottage per i visitatori che vogliono partecipare alle attività dell’Istituto o semplicpomaia-2emente soggiornare in questa atmosfera di spiritualità.

Informazioni: Istituto Lama Tzong Khapa

Website: www.iltk.it
Email: info@iltk.it

La Chocolate Valley Toscana


Quando si parla di Chocolate Valley molti pensano a luoghi esotici, magari in paesi tropicali dove viene prodotto il cacao.

La Chocolate Valley invece è una zona della Toscana che si estende da Firenze fino a Pisa, divenuta famosa negli ultimi anni per via della nascita di molte produzioni cioccolatiere di grandissima qualità, ricca di artigiani capaci di realizzare prodotti eccellenti a base di cacao e cioccolato, divenuti famosi nel mondo e richiestissimi nonostante la produzione decisamente limitata.cioccolato1Qui risiedono infatti tutte le “menti” che hanno dato modo al cioccolato toscano di diventare famoso in tutto il mondo, promuovendo un’idea di cioccolato innovativa, fondata su un alto livello di qualità. D’altronde, il ruolo di innovatrice della Toscana nel campo del cioccolato era noto già nel ’600 quando il fiorentino Francesco D’Antonio Carletti (1573-1636) fu tra i primi ad importare in patria il pregiato prodotto. A Firenze il consumo di cioccolato s’impose sin da subito e ne furono proprio i Medici i primi grandi estimatori, alla cui corte Francesco Redi, archiatra e scienziato, si dilettava a prepararlo secondo diverse ricette. Fu Firenze, quindi, prima di Torino, Venezia e Roma, a consolidarsi come uno dei principali centri di consumo ed innovazione nel campo della lavorazione del cioccolato. E’ proprio per questo che a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, questa valle toscana è stata scelta da numerosi maestri cioccolatieri come sede della propria attività, dando modo al cioccolato toscano di diventare famoso anche all’estero.

La qualità del cioccolato toscano è nata in risposta alle decisioni del Parlamento Europeo che autorizzavano l’aggiunta di grassi vegetali al burro di cacao, permettendo l’uso di organismi geneticamente modificati, senza doverlo dichiarare in etichetta.

Arezzo – Dove “La Vita è bella”


Quanta storia si respira girando per le strade di Arezzo! Chi arrivi per la prima volta in questa città si troverà subito di fronte ad un panorama unico, strade e stradine che rimandano al Medioevo dal fascino incomparabile. Gli amanti del cinema non potranno fare a meno di notare che tanti degli scorci presenti ad Arezzo e nelle varie cittadine della provincia sono stati scelti come scenografia naturale per film che hanno fatto la storia del grande schermo non solo italiano.

La pellicola più famosa girata ad Arezzo è senza dubbio “La vita è bella” di Roberto Benigni, capolavoro che nel 1997 si aggiudicò un David di Donatello, il Gran Premio della giuria a Cannes e tre premi Oscar.Piazza GrandeL’attore e regista toscano scelse per girare la prima parte del film piazza Grande, piazza del Duomo e tante vie del centro lasciando un ricordo indelebile nella memoria degli aretini. Ancora oggi in tanti in città si ricordano di quei giorni quando Benigni irruppe ad Arezzo con la sua carica di simpatia e catalizzò intorno a sé l’attenzione di tutti. La celebre scena della bicicletta in cui il protagonista del film si scontra con quella che sarebbe poi diventata sua moglie è stata girata proprio nella piazzetta del Duomo di fronte al celebre “Caffè dei Costanti”, oggi in quel punto c’è una targa che celebra l’Oscar aretino.